“La sorgente luminosa di Oplight è una scheda di LED ricoperta da un pannello trasparente ma increspato che devia la luce verso un angolo lontano dal muro. La forma della testata della lampada è probabilmente la sua caratteristica più evidente. È come il profilo di Glo-Ball ma ancora più appiattito. L’intenzione era quella di generare la forma più ovvia e definitiva per un’applique”. Jasper Morrison
Oplight è l’ultimo progetto di Jasper Morrison per Flos e rappresenta un passo avanti nello sviluppo della tipologia delle applique che è, per sua stessa natura, difficile da innovare per una serie di motivi.
Concepita per illuminare un’intera stanza e non essere un semplice segnapasso, Oplight è una lampada future-proof, progettata per durare a lungo ed essere completamente riciclabile a fine vita. È il risultato dell’incontro tra la filosofia progettuale Super Normal di Jasper Morrison (lo sforzo costante di affinare gli archetipi per creare una “normalità perfetta”) e la capacità di Flos di interpretare il proprio tempo, partendo dalle esigenze ambientali.
Perché le lampade da parete sono complesse da progettare?
La lampada da parete è spesso un oggetto poco considerato dai designer: perché considerata meramente funzionale ma anche per i limiti che la sua stessa natura impone. Deve, ad esempio, nascondere gli elementi elettronici che la compongono in un corpo che sia il più compatto possibile. Deve risolvere le problematiche relative agli attacchi a muro, che variano da paese a paese. Deve illuminare e non essere un semplice segnapassi (e farlo senza abbagliare).
È, in breve, un rompicapo di design.
Jasper Morrison come risolutore di rompicapi progettuali
A questa complessità congenita, il brief di Flos ha aggiunto la questione della sostenibilità. Flos ha sempre puntato su prodotti progettati pensando alla circolarità: oggetti smontabili per facilitare il recupero e lo smaltimento dei componenti a fine vita. Questo, insieme alla complessità del tema applique, ha spinto l’azienda a rivolgersi a Jasper Morrison che per Flos aveva già creato, nel 1998, l’iconica Glo-Ball, già frutto della filosofia Super Normal. Con la sensibilità tipica del designer industriale che eccelle nel risolvere problematiche tecniche, Morrison è tornato ora in Flos con un’idea semplice ma efficace: lavorare su una forma che è la trasposizione di una lastra sulla parete, un ovale che riprende la sagoma della Glo-Ball.
“Non penso di avere un approccio particolare al progetto dell’illuminazione. In realtà disegno tutto partendo dagli stessi principi”, dice Jasper Morrison. “Sono aperto alle opportunità, quindi quando mi è stato chiesto di progettare un’applique ho cominciato a pensare a tutte le applique che ho visto: quali funzionavano meglio, cosa può portare la nuova tecnologia dei led al design di questo tipo di prodotto, quali forme sarebbero più adatte… così l’oggetto inizia a prendere forma nella mia mente come un concetto generale. Poi ovviamente c’è molto lavoro da fare per disegnarlo in 3D, scoprire che forma può avere la luce, e come farla arrivare lontano dal muro”.
Da Glo-Ball a Oplight
Con Glo-Ball, Morrison ha preso la classica lampada a forma di sfera del Bauhaus, un palla di vetro, e le ha dato una forma da geoide facendo aderire la forma il più vicino possibile alla fonte di luce. Ha reso la sfera compatta, ma non poteva andare oltre quello che ha fatto per via delle dimensioni della lampadina che doveva comunque essere posizionata all’interno del diffusore. Con Oplight, grazie all’utilizzo dei led, ha invece potuto spingersi oltre in questa operazione di ricerca dell’essenzialità e di riduzione dell’oggetto al minimo.
Di Glo-Ball, Oplight mantiene la sagoma ovale della placca con un corpo in alluminio pressofuso verniciato a polvere, che monta un diffusore in policarbonato stampato a iniezione.
Il trattamento superficiale del diffusore, dotato di recuperatore interno in policarbonato bianco stampato a iniezione, e il particolare design che caratterizza l’interno consentono di controllare l’emissione ottimizzando l’effetto luminoso sulla parete e la sua distribuzione verso il soffitto. Oplight quindi non illumina semplicemente la parete ma dispone di una doppia luce che punta anche al soffitto. La sua funzione non è quindi solo quella di segnapasso, ma una vera e propria fonte di luce per la stanza.
Anche il bordo rialzato del diffusore intercetta una parte della luce emessa e la illumina in modo uniforme, evidenziando allo spettatore dal basso il perimetro formale della lampada.
Il nome Oplight spiega la molteplicità di questo oggetto: che sta in alto e si illumina anche in alto (up) grazie alla particolare lavorazione del diffusore (ottico).
Perché Oplight è una lampada con in mente la circolarità
Oplight è la dimostrazione che è possibile realizzare un prodotto tecnologicamente avanzato che rispetti l’ambiente.
1_non usa colle
Nonostante gli spessori minimi, non è stata utilizzata alcuna colla per assemblare i componenti: le parti sono separabili, sostituibili singolarmente e riciclabili nella differenziata a fine vita.
2_utilizza materiali riciclabili e atossici
La scocca è realizzata in pressofusione di alluminio: un materiale leggero, che dura nel tempo, ed è perfettamente riciclabile. Il colore applicato è in polvere, quindi senza l’utilizzo di solventi nel processo di verniciatura: un dettaglio importante perché i metodi di produzione devono essere considerati nel calcolo dell’’impatto ambientale complessivo di un prodotto.
3_limita i consumi e ha una scheda LED sostituibile
La scheda LED all’interno di Oplight ha un’elevata efficienza: emette una grande quantità di luce a basso consumo, con una vita stimata di oltre cinquantamila ore. Nel caso in cui si verificasse un guasto, o quando in futuro saranno disponibili sorgenti luminose più efficienti, la scheda potrà essere sostituita senza dover sostituire il resto della lampada, con un notevole risparmio di risorse.
Tutto ciò è possibile perché la scheda LED non è incollata al dissipatore, come spesso accade: l’operazione di sostituzione quindi non richiede apparecchiature sofisticate ma può essere effettuata da qualsiasi elettricista.
4_ha un diffusore push-in
Il diffusore, ovvero il coperchio trasparente che funge anche da lente, è realizzato in policarbonato stampato ad iniezione. Grazie alla sua elasticità si fissa con un incastro in modo da poter essere smontato e rimontato per intervenire sulla tavola, senza compromettere l’estetica. Ovviamente, in caso di rottura, è riciclabile e sostituibile.
Due dimensioni e quattro finiture
Oplight è disponibile in due versioni: una più grande, ideale per ampi spazi contract o residenziali, e una più piccola, per il mercato residenziale. Le quattro diverse finiture, bianco goffrato, grigio metallizzato goffrato, antracite goffrato e nero satinato, selezionate in collaborazione con Jasper Morrison, rendono Oplight estremamente versatile e valorizzano la matericità del prodotto.
“Abbiamo scelto quattro finiture che si adattano al maggior numero possibile di tipologie di atmosfere architettoniche diverse”, afferma il designer inglese. “Mi piace l’idea che si possa utilizzare Oplight nella sua versione più piccola in un vecchio casolare di campagna e in quella più grande in un appartamento o in una casa con soffitti alti o nel corridoio di un ufficio. Penso che questa lampada risponderà alle esigenze di una vasta gamma di spazi e situazioni. Spero anche che si dimostri Super Normal, cioè che sia in grado di creare una buona atmosfera senza essere una presenza invadente”.
Le caratteristiche tecniche
Materiali:
alluminio, policarbonato
Sorgente luminosa:
W1: LED Module 16W 1290lm 2700K CRI90 dimmerabile triac
W2: LED Module 25W 1919lm 2700K CRI90 dimmerabile triac
Finiture:
antracite goffrato, nero satinato, grigio metallizzato goffrato, bianco goffrato
Fonte: Ufficio Stampa Ghenos Communication
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