Barbara, ti definisci “un architetto che ama cucinare”: la passione per il cibo e quella per l’architettura sono nate insieme?
No, la passione per la cucina mi è stata trasmessa da mia madre, da piccola m’incantavo a guardarla cucinare; la passione per l’architettura è arrivata molto più tardi, in età più matura e in maniera maggiormente consapevole.
Come è nata l’idea di dedicare un unico blog a questi due interessi così diversi?
In realtà CIBO ARCHITETTURA è il titolo della mia tesi di Dottorato. Sembra strano ma architettura e cibo hanno più cose in comune di quanto si pensi. Il cibo non deve essere letto solo da un punto di vista edonistico: il cibo è un rivelatore di fenomeni, di contraddizioni e di diseguaglianze. Attraverso il cibo e la sua capacità modificante, si possono indagare territori e modi di leggere la città, attori e pratiche in gioco, ricostruendone un’immagine multi sfaccettata e ricca di spunti. Il blog è nato l’anno dopo la discussione della tesi. Un modo come un altro per far conoscere i miei studi laddove i canali istituzionali mi erano preclusi (all’epoca l’argomento era troppo interdisciplinare per essere preso davvero sul serio).
Quanto la “cucina” è entrata a far parte nel tuo lavoro di architetto e quanta “architettura” entra in cucina?
Per “cucina” s’intende sia l’arte del cucinare, sia il luogo in cui quest’attività si svolge, sia l’insieme di mobili che ne compongono l’arredo. Il cibo investe totalmente la vita dell’uomo: è sapienza, incontro culturale, creatore d’identità; cucinare è dunque un atto progettuale. La composizione dei colori, dei sapori e dei piatti entrano a pieno titolo nella mia cucina. Io cucino e progetto più o meno allo stesso modo, con attenzione meticolosità e inventiva.
Dove trovi spunti e ispirazione per gli argomenti che tratti?
Gli spunti si trovano ovunque: passeggiando tra i vicoli delle città che visito, andando nei mercati cittadini, mangiando in un ristorante o, più frequentemente, navigando in internet e osservando i siti mantenendo l’attenzione fissa sugli argomenti che mi interessano.
Che consiglio puoi dare ai nostri lettori che cercano di rendere personale la loro cucina … in tutti i sensi?
Intanto cercare di creare il proprio spazio, un luogo che risulti confortevole e si adatti alle particolari esigenze di chi ci vive dentro. Non importa se le mensole sono asettiche o stracolme di oggetti, se i ripiani sono in legno o in acciaio, se tutto è a vista o accuratamente nascosto dietro ante e cassetti. L’importante è sentirsi a proprio agio nella cucina come si sta dentro ad un vestito a cui si è molto affezionati.
Ringraziamo Barbara per la disponibilità e professionalità delle sue risposte. Se siete incuriositi dal suo blog Barbara vi aspetta su Cibo e Architettura!