Francesco raccontaci qualcosa in più di te: quali sono le tue passioni e i tuoi interessi?
Prima di tutto c’è da dire che sto studiando Architettura al Politecnico di Milano. Da qui si può capire come gli interessi legati all’architettura, al design e all’arte siano accompagnati dallo studio e che facciano parte di quello che sta lentamente diventando il mio bagaglio culturale. Ho sempre avuto un forte interesse in tutto ciò che è legato all’espressione creativa. Per un lungo periodo ho prodotto musica elettronica ed inoltre sono un grande appassionato di fotografia.
Come è nato Atelier of Milan?
AoM è nato in maniera del tutto naturale. È la riproposizione di alcuni spunti che reputo interessanti attorno ai tre temi che trattati nel blog: architettura, design ed arte. L’obiettivo personale è quello di riuscire a formare un pensiero critico che sia in grado di selezionare e analizzare piccoli stralci della scena architettonica moderna e contemporanea. Il tutto si basa sulla volontà di offrire un contenuto qualitativo più che quantitativo. Questa scelta di controtendenza, un po’ per necessità, rispetto ad altri siti d’architettura rispecchia la mia voglia di affrontare temi che personalmente reputo molto validi.
Nel tuo blog proponi delle monografie approfondite su temi che spaziano dall’architettura al design sino all’arte. Dove trai ispirazioni per gli argomenti che proponi ai tuoi lettori?
In realtà il blog si pone l’obiettivo di creare contenuti che stimolino la curiosità verso un determinato argomento come inizio per un personale approfondimento da parte dei lettori. L’ispirazione, sembrerà banale, la trovo veramente ovunque: dalle lezioni in università, da quello che leggo, che vedo su internet o da ciò che personalmente non ho mai il tempo di approfondire. Nell’ultimo caso la lista degli articoli da scrivere è ancora lunga.
Qual è tra i “personaggi” da te presentati il tuo preferito e perché?
Sicuramente Aldo Rossi, infatti non è di certo un caso che sia stato il primo articolo che ho scritto nel blog. Per la scena culturale ed architettonica milanese Aldo Rossi, premio pritzker nel 1990, è stata una figura fondamentale. È stato un teorico, autore, artista, insegnante e architetto riconosciuto sia in Italia che a livello internazionale. Inoltre, il fatto che possa essere considerato uno dei miei personaggi preferiti è perché ancora oggi la sua visione dell’architettura e suoi insegnamenti sono parte fondamentale della didattica del Politecnico di Milano.
Hai dedicato un post a Zaha Hadid, recentemente scomparsa. Come consideri le sue opere?
L’architettura di Zaha Hadid è stata fondamentale per comprendere alcune importanti tendenze dell’architettura contemporanea di radice post-modern. Le sue opere sono alcune delle più famose architetture che sono state capaci di rompere la relazione tra forma e funzione, celebre assioma di matrice modernista. Le sue opere, infatti, non possono essere giustificate attraverso la singolarità del programma e lo spazio diventa il prodotto, non l’origine dell’azione progettuale. Le linee della sua architettura sono oblique, spezzate e sfuggenti, gli angoli prevalentemente acuti, le superfici lisce, taglienti e levigate, i volumi fratturati e ricomposti secondo ordini nuovi che derivano da una ricerca personale sulla pianta. Il suo linguaggio inoltre si può dire che sia legato allo scardinamento del rapporto tra opera e contesto nella ricerca dell’oggettualità architettonica sublimata nel biomorfismo.
Il MAXXI ha creato molto scalpore per una città come Roma. Quali sono le caratteristiche che più ti hanno colpito e perché?
Il Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha generato un forte dibattito. Nei primi momenti conseguenti l’inaugurazione non è stato accolto come grande testimonianza dell’architettura frammentata della nostra epoca ma piuttosto come gesto folle. Con questa sua opera l’architetto ha lavorato con un nuovo genere fluido della spazialità, progettato per incarnare la fluidità caotica della vita moderna. Anche se il programma è chiaro e organizzato in pianta, la flessibilità di utilizzo è stata l’obiettivo principale del progetto. Come sempre la cifra stilistica riconoscibile si è rivelata essere la plasticità della progettazione degli spazi interni. Mi ha colpito molto l’attento bilanciamento tra i materiali utilizzati. La durezza del cemento a faccia vista, la trasparenza contrastante del vetro, i rivestimenti in lastre di titanio, l’acciaio e la plastica che i loro singolari trattamenti costituiscono l’esito perfetto per il Maxxi.
Se volete scoprire qualcosa in più su Atelier of Milan Francesco vi aspetta sul suo blog!