Creato intorno a un’idea di rigenerazione urbana, Libia 72 è il fulcro della ristrutturazione di una parte delle sotto arcate del ponte di Via Libia a Bologna, gestito da un’associazione di volontariato senza scopi di lucro interamente dedicata al servizio di accoglienza e gestione dei migranti e richiedenti asilo in transito dall’Italia. La vocazione di questo luogo è di fare da ponte per le persone di passaggio nel nostro Paese e, proprio per questa ragione, lo spazio è stato pensato in una chiave inclusiva che favorisse l’incontro, orientato alla condivisione e all’ospitalità e coronato da attività estremamente eterogenee.
La durata dei lavori di rigenerazione ha coperto una tempistica di un anno e mezzo, in cui lo studio di architettura ha cercato di fondere gli intenti insieme all’associazione di volontari che abita lo spazio, facendo confluire nelle caratteristiche tecniche dell’intervento gli obiettivi a sfondo
sociale. L’esito di questo felice e complesso connubio ha favorito la vittoria di un bando sulla rigenerazione urbana, utile a coprire la quasi totalità degli investimenti.
La struttura si compone di tre arcate con tre altezze differenti.
Alla base della progettualità, il principale intento è stato di restituire uno spazio aperto e flessibile, senza particolari vincoli che avrebbero compromesso un utilizzo differenziato al suo interno.
Il progetto ha previsto un ripensamento dei locali delle sotto arcate introducendo delle aree destinate ad attività di laboratorio di cucina e piccolo mercato di frutta e verdura, un’area idonea a ospitare attività di workshop, svago e intrattenimento di varia natura e un’ulteriore area di servizio che ospita i nuovi bagni, con accesso anche per le persone disabili, gli spogliatoi e la lavanderia.
Per ovviare a un problema di infiltrazioni d’acqua proveniente dal sovrastante manto stradale, è stata introdotta una “seconda pelle” di copertura interna realizzata con lastre ondulate che consentono all’acqua di defluire in apposite canaline di raccolta.
Queste stesse canaline sono state individuate come parte ideale per l’inserimento di un sistema di illuminazione lineare che valorizzasse la curva delle volte e che, insieme ai numerosi punti luce distribuiti e più soffusi, creasse una particolare atmosfera in grado di definire la gerarchia degli spazi.
Alla base di tutto il piano, lo studio Blox ha infatti posto un’attenzione centrale al tema della luce soprattutto perché lo spazio, prima degli interventi, si presentava molto buio e con una possibilità di areazione molto bassa. Le nuove aperture previste dal progetto hanno consentito di migliorare la circolazione e la ventilazione dell’aria, garantendo anche un’illuminazione più diffusa negli ambienti distribuiti sotto ciascuna arcata.
Nel complesso, la semplicità delle forme e dei colori interni ha un duplice obiettivo: se da un lato è importante non distogliere l’attenzione dalle diverse attività previste, dall’altro è possibile individuare una scelta funzionale alla forma delle tre arcate.
Gli arredi interni sono stati donati da diverse famiglie che fanno parte dell’Associazione, aspetto che ha certamente enfatizzato il concetto che lo studio Blox ha fatto suo con questo intervento, ovvero di intendere il design dello spazio come una tela bianca. Questa chiave consente di poter contenere tutte le diversità che, anche sul piano dell’arredo, rispecchiano in modo immediato quella eterogeneità che caratterizza le frequentazioni di questa “infrastruttura sociale”.
BIOGRAFIA
BLOX è un atelier contemporaneo di Architettura.
Alberto Giancani, dopo la formazione al Politecnico di Milano, ha lavorato per diversi studi di architettura, in Italia e all’estero, in particolare in Repubblica Ceca e in Svizzera. Con un approccio “artigianale” al progetto, pone particolare attenzione alla coerenza con il contesto e al rispetto per i materiali, dando la giusta importanza alle nuove potenzialità nel patrimonio edilizio esistente.
Giulia Sarmenghi si è laureata presso l’Università di Architettura di Ferrara, dove è stata anche assistente per il laboratorio di progettazione architettonica. Si è trasferita a Londra dove ha conseguito il master post-laurea in “Housing and Urbanism” presso la AA Architectural Association School of Architecture. La sua ricerca indaga i tessuti urbani esistenti legati alle mutevoli dinamiche sociali dell’abitare e pone attenzione alle varie tipologie edilizie come strumento per approfondire il significato di inclusione sociale, indagando i limiti e le possibilità di queste tipologie nella critica e ridefinizione del significato di condivisione.
La ricerca dello studio Blox è orientata a indagare i confini tra habitat domestici e urbani per ricercare nuove forme di abitare contemporaneo, sempre forti dell’idea che progetto e ricerca siano ugualmente importanti e interdipendenti. I temi principali sono legati alla soglia tra la sfera domestica e urbana, per generare habitat umani, ricercando nuovi confini tra questi due ambiti in continua evoluzione e alla scoperta, in ciascun progetto, di un terreno comune in cui stimolare una visione collettiva del vivere contemporaneo.
Fonte: Ufficio Stampa Piera Cristiani