Passiamo la parola a lei per poterla conoscere meglio.
Lavinia, parlaci un po’ di te: quali sono le tue passioni e i tuoi interessi?
Troppi ahimè! Sono interessata a tutte le arti visive e al culto del bello in generale, dal design alla fotografia, dall’arte al cinema. Parlando invece del mio lavoro (ho uno studio di consulenza in ambito di PR e Ufficio Stampa) sono al momento attratta in particolare dalle digital e social PR, un settore in fermento, ma anche in veloce cambiamento che ti costringe a studiare continuamente. Adoro inoltre individuare le tendenze nascenti del design e della vita sociale in generale e investigare i loro meccanismi di diffusione.
Come è nato “Design With a Story”?
Quando ho aperto il mio studio di comunicazione nel 2010, ho iniziato a fare ricerca e mettere da parte tutto ciò che mi piaceva, mi colpiva o che poteva servire d’ispirazione per il mio lavoro. A un certo punto mi sono resa conto che, invece di archiviare milioni di cartelle e file, sarebbe stato più semplice raccogliere tutto in un blog. Ho scelto Tumblr come piattaforma per la sua immediatezza e ho iniziato Design with a Story. Diciamo che ha preso il posto del vecchio quaderno degli appunti. Lo scrivo soprattutto per me, anche se anno dopo anno sta diventando un archivio molto interessante di mode e tendenze per cui ho un occhio particolare. Il nome fa riferimento alla mia personale idea del bello che coniuga sempre modernità e tradizione, design si, ma con una storia quindi.
Sei una copywriter e una SEO specialist: quando e come ti sei avvicinata al mondo del Design?
E’ una passione che ho nel DNA: mio padre da giovane ha lavorato come interior decorator e nella sua famiglia sono da secoli amanti e collezionisti di oggetti d’arte. La vera ossessione è però scattata circa 6 anni fa quando mi sono trovata a restaurare la mansarda dove vivo. L’essere sempre aggiornata con i trend del mondo del design in senso lato è, comunque, un aspetto molto importante della mia professione di consulente nella comunicazione di impresa in cui per proporre progetti creativi di branding bisogna sempre sapere in che direzione stanno andando i desideri della gente e quali sono i designer, creativi e artisti capaci di emozionare il consumatore.
Quali sono gli ambienti e le atmosfere che più influenzano il tuo blog?
Al momento sono sicuramente i trend dettati da alcuni circoli di creativi e blogger della sfera scandinava, tra Stoccolma, Copenaghen e Eindhoven. Mi riferisco soprattutto a un interior design dove il bianco domina come base, mentre l’arredo è composto di massimo 2 o 3 toni colore con mobili dal design deciso e alcuni pezzi d’antiquariato o di recupero. Sono particolarmente affascinata dai contrasti, come per esempio un loft modernissimo con pareti in cemento e tocchi di arredo etnici vintage.
Nel tuo blog scrivi spesso di spazi commerciali: quali sono secondo te gli elementi che non devono mai mancare in un locale per avere successo?
L’atmosfera vissuta. Il turismo è diventato esperienziale per cui l’interior design di uno spazio commerciale deve aiutare non solo a trasmettere i valori del brand, ma anche a far vivere un’esperienza al consumatore, in maniera genuina e non artificiale. Nel lusso possono ancora essere di moda gli spazi minimal con finiture preziose, ma nella fascia media per il successo di un ambiente non si può prescindere dal calore di materiali vivi come il legno e di oggetti capaci di scaldare l’ambiente, creare suggestioni e legami con icone vecchie e nuove.
Hai vissuto e lavorato in grandi city come Londra, Milano e New York. Qual è stata quella che ti ha fatto più sentire a casa?
New York, dove si può ancora toccare con mano il mito del “pioniere”, ovvero di colui che arriva in un luogo dove tutto è possibile se solo ci si crede e se ne hanno le capacità. L’atteggiamento positivo del “yes, you can” tipico del mondo nord-americano, è davvero contagioso. Londra e Milano sono città dove è più difficile inserirsi da “expat”. Paradossalmente, dopo aver tanto viaggiato, le difficoltà maggiori le ho riscontrate proprio nel mio Paese dove resiste un approccio poco meritocratico retaggio di classi di potere appartenenti al passato…o quasi!
Che tipo di approccio hai quando devi realizzare un “storytelling” per un cliente?
Studio il brand, la sua storia e i valori di cui è portatore, individuando quale debba essere il messaggio principale e quali i secondari. Credo anche che una strategia di successo debba essere emanazione del sentire dei titolari di un’azienda o del direttore creativo per avere successo e che, quindi, sia fondamentale comprendere la loro personalità appieno per dare loro voce attraverso la comunicazione in maniera efficace. Ho visto progetti brillanti fallire perché non tagliati sul vero DNA di un’azienda e delle persone che ci lavorano.
Che consiglio daresti ai nostri lettori che cercano qualche idea innovativa per la loro casa?
Di guardare alla storia dei paesi che si affacciano sul mediterraneo per farsi venire tante idee creative per le nostre case. Penso per esempio al Tadelakt usato in Marocco, un’alternativa per i muri del bagno, alle piastrelle cementine nate in Francia e diffusasi poi in tutti i Paesi del Mediterraneo da usare a contrasto come intermezzo del nostro parquet o come decorazione del parquet stesso, oppure all’uso del rattan/vimini anche per arredi da città. L’innovazione non può mai prescindere dalla storia.
Ringraziamo Lavinia per la disponibilità con cui ha risposto alle nostre domande, speriamo di poter fare nuovamente con lei “quattro chiacchere” sulle ultime tendenze dell’Interior Design.
Se volete scoprire di più il lavoro di Lavinia Colonna Preti la trovate su Design With a Story